mercoledì 14 novembre 2018

LA DIFFERENZA PRINCIPALE

Sono diventata mamma tardi, avevo 40 anni già da 9 giorni quando ho avuto Leandro, ed è anche per questo che mi sento in diritto di scrivere questo post: ho vissuto fino a 4 anni fa in un altro modo, con la testa di chi non ha figli e non
li desidera a tutti i costi, perché sta bene anche così. Non è mai stato il mio traguardo, il mio sogno segreto, men che mai una visione idilliaca nella quale grogiolarmi nei momenti no. Adesso che lui c’è, però, mi chiedo come avrei fatto ad acquisire la forza, la consapevolezza su me stessa e sull’amore che ho adesso. Quindi posso dire che faccio anche parte di quelle donne che proprio non sapevano quanto un figlio l’avrebbe fatta crescere e guarire (anche ammalare, ma questa è un’altra storia).
Una volta scrissi in un post che la vita può essere meravigliosa in tanti i modi, poco ma sicuro anche senza figli. Che una donna che ha figli non diventa necessariamente migliore di una che non li ha avuti. Che questa storia della donna incompleta è un’emerita stronzata.  Continuo a pensare fermamente tutto questo (del resto, ne ho continue riprove nella mia vita di tutti i giorni) ma, badate bene, non sto certo dicendo che essere madre o non esserlo sia la stessa cosa: non lo è, e non è una questione di quanto una donna sia generosa e servizievole con chi ama, quanta cura, sforzi e anche consapevoli sacrifici faccia per sua madre, sua nonna, suo zio… Non è la stessa cosa di prendersi cura di un figlio. C’è il fatto che ti senti addosso la responsabilità immane, totale di un altro essere umano (ed è tutta tua, non puoi smollarla a nessuno) e poi che l’hai avuto nella pancia per 9 mesi, ma non è tutto qui. 
Ci ho messo un po’ a capire cosa fosse. Ecco, penso che la differenza principale che si crea tra una donna che ha avuto un figlio e una donna che non l’ha avuto sia un sentimento del tutto inedito, che trasforma in maniera profondissima e indelebile la percezione del mondo e delle persone. Questo sentimento, il più struggente che si possa provare, deriva dalla consapevolezza che tuo figlio potrebbe morire prima di te. 
È una cosa gigantesca e non possiedo le parole e la capacità per sviscerarla qua, nero su bianco.  Non si tratta di vivere costantemente e ansiosamente nell’incubo di una sua morte improvvisa, non è questo. Direi che è come se una specie di dio di una nuova realtà entrasse dentro di te, per sempre, e ti rendesse istantaneamente una persona più forte, più debole, più compassionevole, più vendicativa, più coraggiosa, più impaurita… Ecco, più di così non riesco ad essere efficace, meglio di così, per ora, non riesco a spiegare.
Posso solo aggiungere che questa nuova me mi ha fatto capire davvero perché si dice che se fosse per le madri non ci sarebbero guerre, ma anche perché si paragona una madre ad una leonessa.

Con profondo affetto e ammirazione per tutte le mie care amiche, madri e non.

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